Fra le tante organizzazioni, società e fondazioni di aiuto a un’umanità sempre più in difficoltà o turbata nel suo vivere, un posto a parte lo merita senz’altro il “Telefono Amico” che fa capo al numero 143. Credo lo avranno pensato in tanti ricevendo l’annuale lettera che invita, in maniera discreta, a sostenere questa benemerita istituzione.
Fondato sul volontariato, rappresenta una vera ancora di salvezza (a volte l’ultima per gente disperata) per le tante persone che nel solo 2007 lo hanno interpellato ben 15.623 volte, stando a quanto comunica l’organizzazione. Quelli che ascoltano i volontari del 143 sono drammi concreti o psicologici. Storie raccontate a qualcuno che non si fa vedere, non si conosce ma ascolta con molta attenzione e consiglia senza giudicare, e magari si limita solo ad ascoltare in certi casi. Una specie di confessione basata su una psicoanalisi o psicologia un po’alla buona quanto, sovente più utile e meritevole di quelle ufficiali. Stando a quanto si apprende, queste realtà sommerse e nascoste parlano sempre più di solitudine crescente, di senso di vergogna nel confessare che non si riesce più a camminare al passo con una certa società sempre più disumana in alcuni suoi aspetti.
Quello che magari pochi conoscono è la forza che devono sovente farsi quei volontari del “Telefono Amico” per riuscire a reggere umanamente alle situazioni più diverse, impensate e nel 90% dei casi drammatiche. Ed è una solidarietà che non tiene conto delle diversità culturali, linguistiche e nazionali, ma cerca di superarle eludendo le tante barriere che esse pongono.
Non è quindi esagerato dire che questa organizzazione di ascolto, mobilitata 24 ore su 24, è una fra le più leali e benemerite operanti in una zona sociale fra le più oscure e dove riesce a portare tanti raggi di luce. Non è nemmeno troppo dire che un’associazione come “Telefono Amico” dovrebbe godere di maggiore considerazione a diversi livelli, essendo un movimento di solidarietà che invita e sollecita ad avere speranza o a delegargli le ambasce affinché quella speranza venga ritrovata.
Nel nostro tempo dai tanti telefonini e dalle infinite conversazioni telefoniche, in gran parte inutili, nel grande bailamme di parole superflue, quelle di “Telefono Amico” non sono mai vane, ma portano conforto a migliaia di persone. Credo valga la pena ricordarlo.
Grazie per l’attenzione e vogliate gradire i migliori saluti.
Lettera pubblicata sul Giornale del Popolo del 2 giugno 2008.